L’ospitalità e le altre virtù in Teodora Campostrini

Gli scritti in Madre Teodora riportano indicazioni comportamentali specifiche e basilari. Fra le tante, ho preso in considerazione particolarmente quelle che suggerisce alla Sorella che ha l’incarico di “portinaia”, ossia, di aprire la porta alle persone che vengono nell’Istituto, di ricevere le loro istanze e di inoltrarle alle persone interessate. Oggi la “portinaia” non fa solo questo; è anche centralinista e deve inviare le numerose telefonate a chi sono dirette. È un impegno che sta, però, sulla stessa linea dell’aprire la porta di casa. Chiunque chiede di “entrare” si mette inevitabilmente in relazione e avverte subito se è ben accolto e ascoltato, se viene ospitato, anche per poco tempo, con l’affabilità e con la disponibilità, che gli permettono di sentirsi a proprio agio.
Teodora è molto attenta a queste finezze relazionali che non sono per nulla da trascurare, perché la portinaia, essendo la prima persona che viene incontrata da chi entra, rappresenta tutte le altre e mostra lo stile di accoglienza e di ospitalità dell’Istituto stesso. Consapevole del significato di questo primo approccio, la Fondatrice dà delle precise indicazioni non solo sul modo di fare, ma anche sugli atteggiamenti interiori che si devono costruire, per essere veramente accoglienti. La Sorella portinaia, secondo Teodora, deve coltivare dentro di sé un grande senso di prudenza, riservatezza, carità e pazienza al fine di sapere comunicare con modalità tranquille e delicate, serie e dignitose. Dice: “Con tutti parlerà con grande rispetto e cortesia”.
Queste caratteristiche comunicative devono essere adottate proprio con tutti, perché ognuno si deve sentire ospitato e rispettato. La discrezione della Sorella portinaia deve, dunque, saper disciplinare la curiosità, l’impazienza e l’uso del tempo.
Un’altra indicazione sottolineata da Madre Teodora riguarda l’attenzione che eviti il lungo aspettare. Di conseguenza si deve dare ascolto immediato e rispondere alle attese dell’ospite così che il suo sostare e andarsene siano sereni. Nel caso di impossibilità di fare questo, la portinaia dovrà farsi premura di esprimere “umilmente le sue scuse”.
E Madre Teodora avverte ancora che, se qualcuno viene all’Istituto a donare qualsiasi cosa, -essendo allora di clausura, i contatti erano soprattutto attraverso la portineria-, la portinaia ne informi la comunità e ricordi la necessità di pregare per i benefattori. Anche questa comunicazione dovrà essere improntata a delicatezza. Soggiunge, infatti, che la portinaia potrà riferire i nomi dei donatori solo se è stata dagli stessi autorizzata e rispetterà chi vuole rimanere nell’anonimato. La Fondatrice esorta poi ogni Sorella a pregare per i benefattori, nominati o anonimi, e raccomanda che anche a livello comunitario si preghi esplicitamente per le persone che fanno del bene alla Congregazione.
In sintesi, la portinaia dovrà essere come uno specchio di accoglienza, ospitalità, bontà e rispetto per ogni persona che viene alla porta della casa.
Madre Teodora indica chiaramente le qualità e gli atteggiamenti che devono caratterizzare anche questo settore di lavoro. Essere professionali richiede che ci sia sempre coerenza tra le azioni e l’interiorità. Nulla deve essere vuoto e tanto meno ipocrita, ma tutto deve recare il segno di una grande armonia tra l’interno e l’esterno.
             sr. M. Fernanda Verzè

Istituto Campostrini

045/8670611

045/8670640