Teodora Campostrini, persona dall’intelligenza perspicace e lucida, sapeva cogliere l’essenzialità della vita, dentro ogni avvenimento, situazione, progetto, scelta ed obiettivo. Per questa sua caratteristica, sentiva forte il valore dell’esistenza, il valore del tempo e delle energie umane; sentiva la necessità di lavorare intensamente per una vita interiore, che offre punti di riferimento stabili ed eterni, e di lavorare, altrettanto intensamente, per l’educazione e la formazione dei giovani e di ogni persona con cui poteva rapportarsi.
Oltre a questo suo primo atteggiamento con cui “attraversare” la storia, Teodora ne conosce un altro altrettanto fruttuoso per la propria vita.
Nelle conversazioni, talvolta si sente affermare che non vale la pena di darsi tanto da fare, perché prima o poi si deve lasciare tutto. Teodora non la pensa così. Ritiene che sia necessario il massimo impegno per operare il bene e costruire una interiorità ricca di conoscenza e di competenza valutativa. Nello stesso tempo, mentre si agisce con queste caratteristiche nel cuore, siccome è facile porre al centro, in modo egoistico, se stessi, la propria ambizione o voler esercitare sugli altri il potere, Teodora ricorda la nostra precarietà e il fatto che siamo di passaggio su questa terra. Sono questi i motivi per cui lei dice di porre attenzione ai nostri affetti in modo di non sbagliare direzione. “Amare Dio e il prossimo come se stessi” rimane il primo comandamento e porre gli affetti in ciò che si discosta tanto o poco da questo comandamento, significa non tener presente che qui “siamo di passaggio”, come fossimo “all’albergo”. Questa seconda modalità di vivere la propria storia è costruita da un atteggiamento di stima verso ogni più piccola realtà e di grande partecipazione a tutto ciò che avviene. Contemporaneamente si tiene in esecuzione il distacco e si distingue sé dalle altre realtà. Questa posizione interiore permette di vivere con grande libertà e di mirare all’obiettivo che si vuole raggiungere, superando egocentrismo, ambizioni, bramosia di potere.
Il terzo modo per “attraversare” la propria storia, Teodora lo pone sul “come” agire in ogni momento, considerando che questo “come” è l’atteggiamento interiore che sta alla base di ogni pensiero, sentimento, azione.
Si tratta di fiducia nella “paterna Bontà”, alla quale, Teodora dice di “stare sempre saldamente affidate senza mai sconfortarci”, né se sentiamo forte la nostra povertà interiore ed esteriore, né se ci dovessero mancare i mezzi umani necessari per procedere nella scelta fatta, né per “qualunque difficoltà o contraddizione che potessero sorgere”.
E nuovamente ripete, rivolgendosi alle sue suore: “Non dovete, io ripeto, mai sconfortarvi, né arrestarvi giammai, ve ne scongiuro per le Viscere della misericordia del nostro Dio, per le quali siete state dall’alto, dal proseguire coraggiosamente l’opera di Dio stesso in voi cominciata a compimento della vostra salute e santificazione e a quella delle altre Figliuole, le quali, pur visitate della medesima divina ispirazione, con voi si congiungeranno, come altresì al bene di tutti quei prossimi alla salute dei quali, mediante la divina Grazia, in ispirito di unanime carità, voi avrete a comperare”.
Si può vivere la propria storia in tanti modi. Teodora ha scelto questi tre e la sua storia sta a testimoniare che non è rimasta delusa, frustata o amareggiata. Al contrario, Ella ha terminato la sua “giornata terrena” con la serenità del “Giusto” che consegna, con la pace nel cuore, la propria anima al suo Creatore al quale si è affidata.
Sr. M. Fernanda verzè