Nella Regola di s. Agostino, scelta da Teodora per il suo Istituto, si legge, fra l’altro, che nella Comunità religiosa è necessario “prendersi cura scambievolmente”.Chi conosce il pensiero del grande Padre Agostino, filosofo, teologo, vescovo e monaco, conosce anche che, il punto di vista con cui Egli osserva la realtà, è essenzialmente quello dell’amore, quell’amore descritto dai Vangeli e dagli Atti degli Apostoli. Un amore non generico o astratto, non ipocrita, ma costituito da infiniti gesti, azioni, pensieri e sentimenti che si concretizzano nella realtà di sé e dell’altro, quotidianamente, in modo costruttivo e coerente.
L’espressione “prendersi cura scambievolmente” è, tuttavia, un’espressione raffinata, in quanto, come afferma Teodora Campostrini, nel suo commento, per prendersi cura dell’altro è necessario tenere la massima attenzione a se stessi, crescere nella conoscenza di noi stessi. Infatti, come potremmo dire all’altro “lascia che ti tolga la pagliuzza, che hai nell’occhio, se non vediamo la trave che c’è nel nostro?”Se, sottolinea Teodora, una tua sorella avesse una piaga nel corpo e non volesse curarsi, non sarebbe crudele da parte tua tacere? Perché, dunque, non ritenersi incoerenti quando si tratta di privare di una relazione costruttiva le persone che condividono con noi la vita?L’incuria, la trascuratezza, il disinteresse, l’indifferenza, l’insensibilità, l’apatia verso se stessi e verso gli altri non possono considerarsi atteggiamenti umani accettabili e tanto meno evangelici.Prendersi cura di sé e dell’altro significa non trascurare nessun elemento della propria e altrui persona, significa curare la crescita interiore, la coerenza, la conoscenza di sé, l’armonia di tutta la propria persona.Cura e premura per sé e per gli altri vanno insieme: sono sentimenti e atteggiamenti che fanno parte dell’amore, anzi sono amore.
“Costruire cura scambievolmente” esige sforzo e fatica, in quanto al “costruire” il positivo nelle relazioni, va premesso il progetto, il pianificare, il valutare l’avere un obiettivo e perseguirlo.
“Prendersi cura scambievolmente” va costruito, mettendo assieme e tenendo conto di tante piccole componenti, ma grandemente importanti. Non si può, ad esempio, prendersi cura di sé e dell’altro, facendo pesare questa azione o, peggio, rinfacciando errori commessi, ecc.
“Prendersi cura scambievolmente” è il precetto dell’amore che si fa concreto. Agostino auspica che ogni persona della Comunità osservi questo precetto proprio con amore: “come innamorate della Bellezza spirituale”, non “come schiave sotto la legge”.E Teodora commenta precisando che questo è il modo per “correre allegramente e amorosamente” nella strada di Dio, in quanto non scegliamo di essere trascinati come gli schiavi, ma corriamo verso la libertà interiore, che si costruisce attraverso questo comportamento.
Il “prendersi reciprocamente cura” comporta un continuo lavoro interiore, per creare uno spazio di riflessione per sé e preparare uno spazio di attenzione per gli altri e per Dio; comporta il vivere ogni azione dandole un significato e non lasciando che la propria vita sia trascinata dalla superficialità o dalla inutilità.
Richiede ancora che l’orientamento, che si dà alla propria vita, coltivi la fiducia, la sincerità e la benevolenza. E, quando si venisse meno a questa fedeltà, dice Teodora, non dobbiamo perderci di coraggio, ma “raddoppiare la nostra confidenza nella bontà di Dio”. Consiglio rassicurante.
sr. M. Fernanda Verzè
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