Si tratta di una lettera che hai inviato a tua sorelle Rosa, la quale, essendo stata duramente provata da sofferenze di ogni tipo, aveva bisogno della tua attenzione, del tuo sostegno e del tuo conforto. Ti sentivi solidale e manifestavi il desiderio di una felicità duratura per lei, che da troppi anni conosceva il patire.
Mentre leggo i tuoi sentimenti, che esprimevi a tua sorella, ho la possibilità di cogliere un elemento della tua interiorità: la tua preghiera costante. Attraverso una frase, tutt’altro che retorica, manifesti lo spessore della tua interiorità e la caratteristica fondamentale della tua preghiera: la fiducia.
Scrivevi, infatti:
“Ah! Mia carissima,
confidiamo costantemente in Dio ed Egli no,
non vorrà certamente lasciare delusa quella fiducia che in Lui vogliamo riporre”.
La tua preghiera non è costituita da belle parole o da frasi fatte, ma è diventata un comportamento, un modo di essere, il tuo modo di essere nella quotidianità, nelle azioni di tutti i giorni, nelle relazioni all’interno e all’esterno della comunità.
Credevi nelle possibilità di Dio, credevi, anzi, che Egli è LA POSSIBILITA’ e che perciò, proprio perché ha cura dei suoi “figli”, ha posto in loro delle possibilità straordinarie per costruire la vita, per superare difficoltà e sofferenze, per trovare conforto e significati interiori al dolore, per andare “oltre” l’apparenza delle cose e cogliere, sentire la propria interiorità e l’interiorità di ogni cosa, anche passeggera e limitata.
Questa fiducia che ponevi in Dio era posta anche in te e in ogni persona, perché riconoscevi in tutti l’immagine e la somiglianza del DIO POSSIBILITA’, presente in ogni tempo e in ogni luogo, presente nella vita di ciascuno, che lo voglia riconoscere e accogliere.
La tua fiducia non era basata su elementi vaghi, stereotipati, ideologici; proveniva da un atteggiamento coerente di vita, atteggiamento teso a tessere relazioni trasparenti con tutti e con ogni realtà. Era una tua caratteristica, infatti, quella di essere molto chiara e diretta con le persone che con te condividevano la vita, o con le quali, per vari motivi, ti mettevi in comunicazione. E la chiarezza, come il parlare diretto con le persone, senza raggiri o messaggi trasversali, sono caratteristiche di chi ha fiducia nelle persone stesse, perché crede che tutti abbiano in sé la capacità di comprendere e le possibilità di migliorare il proprio comportamento e quindi il proprio essere.
Avere fiducia nelle persone e credere nelle loro possibilità, non significa essere ingenui o sprovveduti.
Si sa che in determinati momenti è molto difficile procedere con fiducia, ma credere vuol dire agire, vuol dire costruire coerenza in sé e negli altri e chi costruisce coerenza mette in conto anche la possibilità dell’errore, sapendo, però, che anche l’errore può essere “utilizzato” per apprendimenti di vita, anche l’errore può diventare una risorsa. Chi si fida di Dio non esonera se stesso a costruire fiducia in sé e negli altri, anzi questa costruzione umana è la base di una più profonda fiducia in Dio, datore di ogni possibilità dell’uomo.
Questo imparo oggi da te e questo tu hai vissuto nel tuo tempo in cui sei stata chiamata a vivere.
Il tuo messaggio trasparente è davanti ai miei occhi.
Sr. M. Fernanda Verzè