Tra i bisogni virtuali e la realtà, Madre Teodora sapeva essere mediatrice equilibrata e saggia guida. Con flessibilità e determinatezza faceva fluire nell’azione il suo pensiero complesso e i suoi forti sentimenti, così da essere sicuro punto di riferimento per coloro che con Lei avevano scelto di vivere. Dall’esperienza di vita, aveva saputo ricavare preziosi apprendimenti, che la rendevano capace di sapiente discernimento e amabile anche quando le richieste del vivere potevano farsi impegnative ed esigere un’elevata concentrazione. Tutti i suoi scritti rivelano questa “misura” interiore, che coinvolge ogni espressione di sé, delle sue relazioni e attività.
E, mentre, per esempio, afferma che la preghiera è elemento principe nel contesto di una giornata, sottolinea la necessità di porre un’attenzione specifica per costruire questa importante dimensione per la persona. Tuttavia, è molto chiara nel precisare che la preghiera non va confusa con la recita di preghiere vocali, le quali, anzi, raccomanda che siano poche, per non sciupare la stessa preghiera, intesa come profonda relazione con Dio, presente nella realtà di sé, dell’altro e di ogni cosa.
Lo stesso equilibrio armonico appare quando parla del lavoro, le cui caratteristiche possono essere sintetizzate nell’assiduità, organizzazione, costanza, impegno, anche e soprattutto nel caso si presentassero fatiche e difficoltà. Nello stesso tempo, però, la Fondatrice raccomanda alle sue Suore di gestire ogni azione senza esagerazioni di sorta.
Equilibrio ed armonia sono pure presenti nelle affermazioni che riguardano il “bene” nel senso degli obbiettivi educativi. Si sente con immediatezza che il suo dire è frutto di un realismo molto forte. Le sue non sono affermazioni vaghe, generiche o astratte, ma esprimono la concretezza che le perviene dal contatto quotidiano delle possibilità e dei limiti umani e strumentali.
Ad ogni modo esprime la sua convinzione che, sempre e comunque, nell’azione educativa siano necessarie grande attenzione e competenza. In una delle sue più significative raccomandazioni infatti, afferma “di non dire mai cosa, la quale non abbia almeno una sufficiente probabilità, e quindi atta sia a produr vero bene”.
Sr. M. Fernanda Verzè
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