Il 6 luglio del 1818, Teodora Campostrini (1788-1860) si trovava a S. Massimo-Verona, in una casetta di campagna, presa in affitto. La visita di alcune sue amiche fu l’occasione di condividere i propri ideali di vita. La semplicità e la convinzione del suo parlare coinvolse, ancora una volta, i loro cuori tanto da decidere di fermarsi con lei. In questo modo prese avvio una nuova istituzione, a cui verrà dato il nome di “Sorelle Minime della Carità di Maria Addolorata“. Teodora non aveva mai pensato, né non avrebbe mai voluto essere Fondatrice, ma da circostanze inattese, di fatto, fu chiamata a vincere ogni perplessità e a dare principio ad una Famiglia religiosa sua. Nel 1821, essendo cresciuto il numero delle sue compagne, comperò il palazzo del conti Pozzo in Via S. Maria in Organo - Verona e vi stabilì la sede definitiva. L’anno successivo aveva già adattato una parte dell’edificio a monastero e l’altra ad uso scolastico, pronta ad accogliere le numerose alunne, come conferma il registro di iscrizione, iniziato proprio nel 1822. Aveva pure terminata la stesura delle Costituzioni e perciò resa regolare la convivenza, di cui lo stesso vescovo, mons. I. Liuti, espresse il proprio compiacimento. Preparato il “Piano Disciplinare Economico”, intraprese la lunga strada dell’approvazione civile, facilitata per aver assicurato il Governo austriaco di non aver bisogno di appoggio finanziario da parte dello Stato. Con i beni, ricevuti in eredità dalla sua famiglia, lei avrebbe sostenuto tutte le spese necessarie all’opera iniziata. Nel 1829 le arrivò il Rescritto con il quale Francesco I d’Austria approvava il nuovo Istituto. Anche l’approvazione pontificia non tardò ad arrivare: Gregorio XVI concesse il suo Breve nel 1833.
Per molti anni l’Istituto fu guidato con sapienza e coraggio dalla stessa Fondatrice.
Teodora, sempre protesa a rispondere fedelmente all’amore di Dio e a curare la formazione della gioventù, volle che le suore, pur occupandosi della scuola, vivessero con atteggiamento contemplativo ogni azione ed ogni situazione.
Lo scegliere la clausura aveva questo significato: fondare l’attività educativa su una solida dimensione spirituale.
La grandezza di Madre Teodora, al di là di aver donato tutto il suo ricco patrimonio all’Istituto, per offrire gratuitamente la frequenza scolastica a chi ne aveva più bisogno, sta nel suo atteggiamento interiore. In altre parole, sta nell’essere continuamente presente a se stessa, attenta agli altri e al movimento degli eventi, sempre operando alla presenza di Dio, riconosciuto in sé e nella realtà quotidiana. Era suo profondo desiderio amare intensamente il Signore e procurare, attraverso l’educazione dei giovani, il bene reale della società. Teodora, conosciuta e compresa la cultura del suo tempo, cercò di individuare i nuovi bisogni ed un pensiero che consentisse la realizzazione di modelli educativi e formativi, capaci di far evolvere l’idea, soprattutto nei confronti della donna. Il suo obiettivo era di costruire una base sicura, perché la persona, educata alla sua scuola, fosse capace di rispetto, di onestà, di pensiero libero e flessibile, fosse capace di significare la Parola di Dio e di vivere alla presenza di Lui, ovunque presente, i movimenti interiori, le azioni, la contemplazione e la missione educativa. I suoi scritti documentano il suo vivere con serietà, serenità e creatività interiore l’amore verso Dio, amore che rendeva concreto e che si rinvigoriva, traendo significato dalle esperienze umane e spirituali.
Il pilastro portante del suo pensiero di vita è, infatti, quello di un impegno responsabile, mirato alla costruzione di unità tra i principi e i sentimenti, tra il parlare e l’operare, tra la ragione e le emozioni. Essere contemplative nell’azione, espressione che racchiude in sintesi l’atteggiamento specifico della suora Campostrini, può essere così tradotto: costruire per sé e insieme, ogni giorno, “contemplazione educativa”. Si tratta di un criterio di vita la cui grandezza e consistenza viene armonizzata interiormente attraverso la coerenza e un grande equilibrio. Il carisma di Congregazione è nato da un’ispirazione cristiana, dentro la cultura del periodo in cui è sorto. La Fondatrice ha interiorizzato il modello culturale del suo tempo, ha compreso risorse e limiti, obiettivi e pensiero e, in base alle sue esigenze ed esperienze interiori, ha dato un volto cristiano alle sue azioni, inserite nell’opera, che Dio le aveva affidata.