Tempo: respiro dell’anima

Ogni giorno riprendiamo il nostro correre frettoloso; non abbiamo sufficientemente tempo e lo perdiamo in tante banalità, prive di senso. Guardiamo chi ci è vicino, per cogliere aspetti di cui parlare, così, per ammazzare il tempo, mentre la nostra anima si sfilaccia in mille rivoli di morte. Talvolta sembriamo persone senza bussola, sballottate nel mare della vita, sotto un cielo pieno di stelle, che non guardiamo, trascinati, giorno dopo giorno, dalle azioni che dobbiamo compiere, dalle parole che dobbiamo dire, dalle sensazioni che proviamo. Non conosciamo noi stessi e i nostri obbiettivi di vita, fatichiamo a trovare un filo che unisca il nostro fare con il nostro esistere, il senso ultimo del nostro affannarci. Consumiamo il nostro tempo, mentre il tempo consuma noi.

Eppure ci è donato un tempo, un tempo che è il respiro dell’anima, perché è nel tempo che possiamo costruire conoscenza, consapevolezza, capacità di cogliere e di godere di ogni vita, creatività e possibilità di scandagliare la nostra profondità, per recuperare la nostra nima, per darle ossigeno e farla vivere, vivere sempre più in pienezza.

Ecco perché ogni giorno è utile fermarsi per riflettere, almeno per alcuni istanti, magari alla sera, quando sentiamo il peso o la gratificazione delle ore vissute con o senza scopo. Fermarsi ed entrare nella propria coscienza per ritrovare la propria anima, che forse è rimasta impigliata in esperienze che l’hanno ferita. Recuperare la propria anima e dare respiro nel tempo che ci è dato, significa pensare, interrogarsi, ideare e progettare. E così ogni giorno, e così ogni sera.

Le persone, dice Pascal, sono “canne pensanti” ed è essenziale non perdere la propria natura, svuotando la propria interiorità costituita dal pensiero, elemento fondamentale dell’essere persona. L’anima ha bisogno del suo respiro e lo cerca, lo trova, lo vive nel tempo presente, nella progettualità del tempo futuro, visto in attesa operosa e nella memoria del tempo passato, sentito come memoria carica di esperienza.

Può capitare che l’anima si fermi o si perda, in un tempo “esterno” a se stessa, dove disperde le sue energie più belle nelle banalità, di cui non ha bisogno.

Ciò di cui ha bisogno è il tempo “interno”, ossia, il tempo dell’esperienza accumulata, continuamente operativa e costantemente in apprendimento di vita, con le sue vicende dolorose o gratificanti. La memoria del passato, privo di passività e reso attivo dall’elaborazione degli elementi relazionali, che hanno nutrito o ferito la propria anima, rimane presente nel vissuto ed è sguardo pieno di risorsa per il futuro.

Il tempo è vita, è il respiro dell’anima, respiro che favorisce il procedere nella vita e di assaporare il gusto di “vivere” la verità di se stessi.

La verità di se stessi!

Tanto è facile dirlo, quanto è difficile farlo. Spesso si sceglie di esistere e di convivere con quella coltre grigia, incolore, ammantata di qualche parola buona, di qualche gesto di carità, di alcune osservanze rituali, che hanno il sapore di quella specie di ipocrisia che consente di vivere sconosciuti a se stessi e agli altri con la speranza di non sentire il vuoto dell’anima.

Un giorno ho letto questa espressione, che mi ha provocato tanta impressione, per la sua cruda verità:

“Nulla è tanto contrario a Dio quanto l’ipocrisia. Nulla il mondo ammira quanto le forme raffinate e raffinatissime di ipocrisia”.

Credo che tutti potremmo sottoscrivere questa affermazione. Eppure tutti sappiamo che non serve ingannare se stessi, non serve soffocare il respiro dell’anima, come non serve lasciarsi inutilmente consumare dal tempo. Capiamo che, a forza di mentire a se stessi e agli altri, si finisce con il credere alla propria menzogna e ci si trova in una realtà costituita soltanto di forme, di sagome: noi stessi potremmo ridurci più o meno ad una sagoma. E questo è tanto più dannoso quanto più l’oggetto dell’ipocrisia è la stessa religiosità e spiritualità.

Il pensiero usato per la falsità, toglie ossigeno all’anima che non può gustare il suo progredire nella conoscenza della sua verità.

Il tempo, come respiro dell’anima, è uno strumento talmente nostro che il suo fluire è anche il nostro andare.

Il nostro tempo, quello personale ed esistenziale, è ossigeno per la nostra nima, perché è la possibilità dentro la quale avviene il movimento della nostra continua evoluzione, del cambiamento interiore, della crescita nella conoscenza, nella coerenza e nella consapevolezza di ciò che siamo e di ciò che possiamo divenire. In esso noi definiamo la nostra identità e il nostro essere creature limitate; ci consumiamo, infatti, con il consumarsi del nostro tempo. Ecco perché non dovrebbe appartenere alle nostre azioni il “perdere tempo”. Più si conosce il valore del tempo e meno si accetta di perderne, come dice Dante, il sommo poeta: “perdere tempo a chi più sa più spiace”.

Forse un po’ di sapienza in più potrebbe risultarci utile!

            Insegnaci, Signore, a contare i nostri giorni e giungeremmo alla sapienza del cuore. (Sl.90)

Scarica PDF


Istituto Campostrini

045/8670611

045/8670640