Il piacere di ragionare

 
“L’uomo che osa sprecare anche un’ora
del suo tempo
non ha scoperto il valore della vita”.
                                            Charles Darwin
 
 
 
 
Per ogni cosa c’è un suo tempo, dice la Scrittura:
“C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piangere e un tempo per sradicare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire…”

 

Un tempo per ragionare!
Sì, vi è un tempo anche per ragionare! Ragionare sulle “cose” della vita, sulla propria storia, sulla realtà umana e quella divina, in una parola su tutto ciò che concerne l’esistenza, i suoi aspetti e i suoi elementi. Il ragionare ha una finalità elevata, che è quella di imprimere il “pensiero”, ossia, l’elemento spirituale di cui ogni essere umano è dotato, al materiale e al banale in cui si è immersi ogni giorno.
Un tempo per ragionare! Esso non è rinchiuso negli spazi limitati, segnati dall’orologio, e non è aperto soltanto a determinati contenuti. In ogni momento e su ogni “cosa” è possibile recuperare le “realtà” che viviamo e metterle a contatto con la propria interiorità. Questa azione di intersezione consente di costruire significati sempre nuovi che migliorano il nostro esistere. In certi momenti è bene concederci del tempo proprio per pensare, è bene fermarci per dare possibilità alla mente di riflettere sulle realtà che ci appartengono. E si può costruire un “pensiero forte”, accompagnando ogni azione, propria o altrui, ogni avvenimento o situazione con questa riflessione, in modo da vedere oltre la realtà, che si presenta, oltre il personale punto di vista, oltre i propri significati.
Purtroppo, c’è chi ritiene che il ragionare e l’approfondire siano una perdita di tempo. Questa convinzione si crea quando i “prodotti” delle proprie azioni vengono calcolati con parametri di efficientismo e di facile successo o simili. Oggi, al fatto di dedicare poco tempo al pensare e al ragionare, si è trovato un’altra giustificazione. Si parla dell’attuale condizione frenetica di vita, che tende a valutare le giornate a le ore basandosi sulla quantità di azioni compiute, piuttosto che sulla loro “qualità”. In questa condizione le “cose” della vita ci sfiorano soltanto e lo sforzo della mente e del cuore di imprimere scopo e significato, ossia, qualità evolutiva alle giornate, diventa pesante e difficile, tanto che si è tentati di non costruire motivazioni. Sembra quasi che non ci si possa permettere di occupare il tempo per ragionare, tanto è inesorabile il meccanismo nel quale ci si trova implicati. Occorre, invece, resistere a queste provocazioni, che tentano di invadere anche la parte interiore di noi stessi. Ragionare sulle cose, gustare il pensare, allargare le proprie vedute, trasferire contenuti da un’area all’altra dell’esperienza, da un livello all’altro, sono dimensioni che appartengono ai “piaceri” dell’anima. E i “piaceri dell’anima” permettono di essere ancorati alla realtà della propria storia personale e di ogni realtà che circonda il nostro vissuto e, nello stesso tempo, fanno gustare le “cose” in profondità, in quanto non si coglie soltanto la loro parvenza e superficialità, ma si viene a contatto con il “cuore” che anch’esse contengono, ossia con ciò che possono significare per noi.
Il tempo di ragionare è un tempo che si misura, perché il ragionare è un’azione umana. Essendo, però, generata dal pensiero, che appartiene alla dimensione spirituale, le cui sponde si aprono all’infinito, all’eterno, si rimane, proprio in forza di questo elemento spirituale, ancorati al principio di realtà, evitando di abbandonarsi alla irresponsabilità di un’esistenza basata sul principio infantile e adolescenziale del piacere.
Vivere senza ragionare è affidare la propria esistenza a mani ignote, ad un destino vuoto; è trascorrere i propri giorni senza scopo, senza elaborare ciò che la vita presenta.
“Solo i saggi posseggono delle idee; la maggior parte dell’umanità ne e posseduta”.
                                                                                                                                                                   Samuel Coleridge
Purtroppo, a volte non sono le idee dei saggi che sono seguite e vissute. Se fosse così, sarebbe come essere sulle spalle di giganti buoni e vedere il mondo, la realtà personale e sociale da un punto di vista che si apre ad ampi orizzonti di conoscenza.
Spesso le idee, invece, vengono assorbite con scarsa consapevolezza, confuse tra mille voci menzognere, superficiali, contaminate da giochi di interesse e rivestite di pseudo valori.
Pensare, ragionare, nutrire idee, rigirarle, smontarle e ancora elaborarle sono azioni che tengono desta la mente e la mente, produttrice di queste idee, le modifica, le tiene vive, le cambia, le perfeziona. È un lavoro “terapeutico” interiore che offre la possibilità alla mente di non irrigidirsi nelle abitudini, di no accontentarsi delle apparenze, di non lasciarsi condizionare da elementi che possono momentaneamente affascinare, ma di gustare la bellezza interiore, liberi da atteggiamenti narcisistici e con la consapevolezza di avere fra le un mani grande valore, la vita, da portare a compimento.
Tutto ciò non è sempre perseguito.
Cresciamo in un contesto culturale-sociale che tende a produrre più apparenza che sostanza, più applauso che ascolto, più ansia, per vincere a tutti i costi, che coraggio di vere in modo significativo anche i limiti dell’esistenza umana.
Osservare tutto, ragionare su tutto, riflettere sulle offerte che il “mercato sociale” presenta e scegliere ciò che costruisce qualità di vita, valori che nutrono l’anima, sono azioni che “producono” ricchezza interiore e quindi possibilità di gustare il “sapore” del “cuore” di ogni realtà.
 

Istituto Campostrini

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