Essere coerenti: elemento fondamentale per una etica della convivenza umana

Ciascuno di noi, nel proprio procedere quotidiano, organizza la azioni che deve compiere in senso temporale e contemporaneamente identifica dentro di sé i significati inerenti alle stesse azioni, al fine di imprimervi quel particolare e specifico “senso-significato”, che ogni individuo sceglie per caratterizzare la propria vita.

In altre parole, ogni azione è intenzionale sia che ne abbiamo consapevolezza oppure no. Si può dire, quindi, che ogni individuo dirige le azioni in base alle proprie aspettative interiori, in base a ciò che pensa sia gratificante e confacente al proprio stato d'animo, ai propri ideali e progetti, alla propria interiorità e consacrazione. Sempre e comunque le nostre azioni sono guidate dalle nostre scelte che possono essere implicite ed esplicite.
Crediamo che non si possa parlare di coerenza, quando le azioni quotidiane non sono in sintonia con gli impegni e le responsabilità derivanti dalle scelte di fondo, scelte che definiscono gli orientamenti profondi di tutta la vita e risulta ancor più difficile, deludente e distruttivo della propria identità, scegliere di agire in direzione opposta alle personali responsabilità e doveri, assunti con le scelte operate in condizioni di adultità.
Si può affermare che quanto più la propria organizzazione interiore corrisponde all’organizzazione dei significati della vita scelta e quanto più tale organizzazione si riflette sui comportamenti esteriori, orientandoli sulle azioni che costruiscono le nostre giornate, tanto maggiore è la percezione di significatività del proprio esistere e tanto maggiore è la gratificazione interiore, derivante dalla consapevolezza di aver compiuto il doveroso sforzo per costruire coerenza, dimensione a cui, in molti modi differenti, Lui, il Dio vivente, ci ha chiamato.
Il significato profondo e la gratificazione derivano proprio dalla possibile rilevazione di coerenza tra il risultato dei propri comportamenti e il costante lavoro di monitoraggio, analisi, confronto e cambiamento della personale disposizione interiore, lavoro che alimenta la conoscenza di sé, dei propri sentimenti, pensieri, azioni e funzionamenti. Queste conoscenze, apparentemente banali e spesso travisate, vanno ben oltre il semplice scambio interattivo e, superando le apparenze, favoriscono un approccio più serio e profondo di sé, dell'altro e di ogni realtà.
Quando nella propria azione non si ha presente la necessità di un costante cambiamento-miglioramento per una più forte coerenza e, quindi, non si agisce in questa direzione, si rischia, perfino dopo tanti anni di esistenza, di provare sentimenti di estraneità, proprio di fronte a se stessi, di ingannarsi in termini di conoscenza di sé, di rendere inefficaci le azioni verso gli altri, perché le nostre azioni sono state private dalla necessaria e doverosa analisi. In questo modo anche le così dette “buone parole” rischiano di risultare perfettamente inutili agli altri.
Per la nostra vita, ciò implica che, oltre alla necessità di una propria interiore organizzazione che corrisponde all’organizzazione della vita scelta, si renda altrettanto necessaria, per costruire coerenza, la partecipazione all'organizzazione della vita del gruppo o comunità, con cui si condividono tutti gli aspetti dell'esistere. Questo, a livello di conoscenza e quindi di gratificazione interiore, è davvero importante per costruire la propria identità in relazione agli altri. Se non si partecipa, infatti, alla definizione degli obiettivi operativi, ai criteri, ai significati, alla riflessione, al lavoro, agli approfondimenti del gruppo a cui si appartiene, le proprie azioni quotidiane vanno a “posarsi” in uno spazio che, di fatto, non può definirsi “proprio” e non può, quindi, consolidarsi nel tempo ad aumentare il senso di appartenenza. Quando si verifica questa situazione, le azioni ed i loro significati perdono spessore e creano una continua interferenza nella possibilità di costruire un'etica della convivenza, una partecipazione operativa, caratterizzata da una profonda valenza relazionale, un'azione che non sia puramente esecutiva. La forte valenza relazionale, con una corrispondente disposizione al cambiamento interiore, favorisce il dispiegarsi di una azione coerente.
La partecipazione relazionale consiste, infatti, nel porre i propri sentimenti e azioni a disposizione del lavoro, sia che si tratti di lavoro in senso stretto, sia che si tratti di “lavoro” nel senso della riflessione, della ricerca, della meditazione, dell'approfondimento di ogni elemento della propria realtà della realtà dell'altro e di ogni altra realtà.Costruire coerenza e, quindi, una vita significativa per sé e per gli altri, come già detto, richiede attenzione e monitoraggio continuo innanzitutto su ogni personale sentimento e azione, come verso ogni elemento della realtà esterna e soprattutto sull'evoluzione del pensiero, che partecipa alla costruzione progressiva degli orientamenti sociali.
Più si costruisce coerenza per sé e più si qualifica la nostra interiorità, ossia, si costruisce uno “spessore” interiore che non si accontenta più di una esistenza superficiale. Lo “spessore” interiore è costruito da riflessione, capacità di cogliere più punti di vista della realtà, capacità critica e di orientamento, equilibrio e da coerenza di vita. La coerenza, costruita sul piano individuale, è di grande vantaggio anche al gruppo comunità a cui si appartiene, perché “l’insieme” è costituito non solo dalla somma degli elementi individuali come i sentimenti, cambiamenti, errori, riflessioni, approfondimenti, verifica, ma è un risultato che va oltre la somma stessa, per essere una “dimensione” nuova, diversa, un “qualcosa” che permette di progredire, cambiare, migliorare, sia all’individuo sia all’insieme.
In questo modo, riteniamo che si possa costruire una spiritualità significativa, che appartiene alle azioni e non è separata dalla realtà vissuta, anzi, si fonda su di essa e che favorisce un percorso che eleva dalla esclusiva condizione di materialità. L’essere umano, infatti, vive in contesti di materialità; l’elemento importante non è fingere che non sia così, ma “lavorare” con se stessi in modo serio e severo per costruire una condizione interiore che sappia elevarsi e distinguersi da ogni elemento materiale. Una spiritualità che qualifica la vita in quanto si è attenti ad operare un continuo cambiamento, che vada nella direzione di una forte coerenza e quindi di un’etica di qualità.
La spiritualità, infatti, è dentro i nostri sentimenti, le nostre emozioni, pensieri ed azioni, è dentro la nostra preghiera e dentro l’elaborazione dei fatti del quotidiano, mentre li “attraversiamo” con impegno e costanza. In tal modo possiamo andare “oltre” la parte materiale,  che pur appartiene alla nostra vita, e fare spazio al Dio invisibile, ma reale e vivente in mezzo a noi.Per costruire coerenza interiore e favorire un'etica di qualità della convivenza, non servono “salti” di comprensioni estasianti, ma elaborazione continua dei dati dell'esperienza, al fine di pervenire ad un continuo apprendimento, arricchimento, cambiamento, conoscenza di sé, dell'altro e di ogni realtà.
Qualificare sè non nel senso dell’affermazione fine a se stessa, che si traduce in pura vanità, significa qualificare anche la vita del gruppo e della comunità a cui si appartiene. L’esercizio continuo per conoscere “come” si sta operando, diventa un esercizio estremamente utile e vantaggioso ai fini della coerenza e dell'eticità personale e comunitaria, la cui espressione di vita è il senso di appartenenza, della responsabilità, del rispetto, della trasparenza e dell'onestà.
 

Istituto Campostrini

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