Confronto: “possibile” elemento di vita

Confrontarsi, mettersi a confronto, esigere un confronto, affrontare il confronto ed espressioni simili, molto spesso, nei significati comuni, hanno una accezione piuttosto riduttiva se non negativa, quanto meno di timore o di paura. E il motivo è di facile comprensione: si pensa che, nel confronto, qualcuno vinca e qualcuno perda e il timore che la perdita sia dalla propria parte non permette tranquillità d’animo.
Ma il confronto possiede anche un altro aspetto estremamente costruttivo, in quanto può essere trasformato in conoscenza, in apprendimento di sé, dell’altro e di ogni realtà.
Visto da quest’ultima angolatura, il confronto ha come caratteristica principale l’ascolto profondo della propria realtà, dei propri significati, dei propri valori e delle proprie modalità di realizzazione dei valori stessi, quindi, delle proprie premesse. Inoltre, dato questo elemento di fondo vengono a definirsi le condizioni necessarie per l’ascolto della realtà dell’altro nel suo diverso articolarsi.
Ciò significa che l’azione del confronto va, innanzitutto, compiuta con se stessi, in un confronto tra ciò che sono i significati delle proprie azioni ed espressioni e il compiersi delle azioni ed espressioni stesse.
 Si tratta di una ricerca e di un’analisi interiori compiute nel dialogo più sincero con la propria intima profondità, con il proprio sentire profondo, al fine di conoscere, il più possibile, i significati presenti, per confrontarli con la concretizzazione delle stesse azioni ed espressioni.
Confrontare le “parti”, quindi, confrontare gli aspetti diversi della medesima realtà: il nostro pensiero e la messa in opera del pensiero stesso, la sua traduzione in azioni, confronto necessario per verificare se esiste coerenza tra i vari aspetti della realtà interiore nel suo manifestarsi.
È conoscenza, quindi, è apprendimento su noi stessi, è reale possibilità di cambiamento, anche nei confronti dell’altro.
È possibile, anche, trascorrere parte o l’intera vita con modalità di azioni ed espressioni più o meno stereotipate e superficiali, dentro una forma di pensiero rigido e, quindi, insicuro. Ciò si verifica maggiormente quando rendiamo difficile l’accesso alla parte più nascosta di noi ai nostri stessi occhi, alla nostra possibilità di coerenza. Quando non siamo disponibili a sollevare i “veli” delle nostre incongruenze e discontinuità, allora stiamo impedendo il confronto più importante: quello con noi stessi, con la nostra interiorità.
Impedire il confronto tra i significati, attributi alle nostre azioni, con il “prodotto” delle azioni stesse, significa impedire un movimento di conoscenza, una possibilità di produrre apprendimento di sé, della propria realtà interiore, e ciò equivale a rinunciare ad un progressivo cambiamento orientato alla costruzione di coerenza e sintonia tra il “prodotto” del nostro “esistere” e le nostre “idee” del vivere, tra il nostro “pensare” e il nostro “agire”, tra il “pensare” di sé e il “verificare” sé.
Tale coerenza e sintonia permettono di costruire benessere interiore, equilibrio e soddisfazione di sé, del senso dato alla propria vita, al proprio esistere, risposta fondamentale al bisogno, che ognuno di noi dovrebbe avere caro, di profonda coerenza, bisogno a cui dovremmo cercare di dare risposta attraverso un lavoro di ricerca costante, instancabile, insaziabile.
In questa linea e con questo atteggiamento di fondo anche il confronto con l’altro diventa possibile elemento di relazione e, quindi, di vita, in quanto diventa elemento di costruzione di conoscenza e di apprendimento che si allarga da sé all’altro e ad ogni realtà del nostro esistere.
Nel confronto con l’altro si continua ad agire, contemporaneamente, il confronto con se stessi, in quanto ci si lascia “attraversare” dai contenuti offerti per “vedere” e “sentire” se stessi in relazione-confronto a quei contenuti e, così di seguito, attivando una circolarità di osservazione – contenuti – verifica – confronto – cambiamento – osservazione, percorso circolare quanto mai fruttuoso per la realizzazione della propria vita.
 

Istituto Campostrini

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