Il primo incontro - Papa Francesco

Giornata per la Vita Consacrata
2 febbraio 2019
 
Gesù vide Simone ed Andrea. Disse: “Seguitemi”. E subito lo seguirono.
Vide anche Giacomo e Giovanni. Li chiamò. Ed essi lo seguirono.
Poi vide Levi-Matteo al banco delle imposte, gli disse “Seguimi”. Matteo si alza e lo segue. E così gli altri, in totale dodici.
Lo seguono ovunque va, attirati dalla sua Persona, dal suo Amore, che Egli ha fatto accendere e ora arde dentro il loro cuore.
Non lo seguono per interesse, per ottenere “miracoli”, per avere potere, denaro, prestigio, successo: lo seguono perché hanno capito che il loro cuore non può trovare pace, soddisfazione senza di Lui. Hanno incontrato Colui che il loro cuore, all’insaputa di tutti, cercava senza sosta. Hanno incontrato l’essenziale della loro vita.
 
Altri, dopo di loro, nel corso della storia, lo hanno seguito e lo seguono proprio per il bisogno di un grande Amore, a cui dedicare-consacrare la vita. Proprio per il bisogno di essenzialità.
Il primo incontro, va ricordato, dice Papa Francesco, perché dal primo incontro è nato il cammino di consacrazione religiosa. Tutto è cominciato con l’incontro con il Signore Gesù e farne memoria ogni giorno vuol dire rinnovare quell’incontro, quel desiderio di riempire la vita di un Amore sempre presente, eternamente presente, che sostiene le difficoltà del cammino, le relazioni difficili, le tentazioni di abbandono, la missione di stare, assieme agli altri, con il Signore al centro.
I primi dodici ci insegnano a vigilare perché anche il primo incontro può essere dimenticato e allora gli sguardi e i desideri vanno altrove. Così è successo anche nella loro comunità. Dopo un determinato periodo hanno cominciato a seguire desideri che non appartenevano al progetto di Gesù. Tutti volevano essere i primi, i preferiti. Perfino una loro mamma, precisamente la mamma di Giacomo e Giovanni, si è intromessa per poter ottenere che i suoi figli potessero un giorno sedersi uno a destra e l’altro a sinistra di Gesù quando avrebbe istaurato il Regno. “Voi non sapete quello che chiedete”, risponde Gesù. Più volte Gesù è stato costretto a correggere i suoi chiamati, perché i loro discorsi non erano sulla linea da Lui insegnata. Discutevano, infatti, su chi era il più grande, a chi apparteneva il comando, chi avrebbe avuto più potere. Aspirazione vecchia come il mondo, aspirazione mondana che Gesù non può accettare e indica, come esempio, un bambino, che racchiude le caratteristiche della semplicità, sincerità, purezza di cuore, caratteristiche necessarie per essere alla sequela di Gesù e stare con Lui per sempre.
Il primo incontro deve maturarsi attraverso le difficoltà del cammino dietro a Gesù, insieme agli altri, nella comunità, nelle relazioni a volte pesanti, nella missione educativa difficile, ma se il cuore e lo sguardo è su di Lui, non si porrà “mano all’aratro, per poi girarsi indietro”, ma si continuerà, si continuerà… e se c’è bisogno, qualche volta, di fare un po’ di “retromarcia”, sarà solamente per darsi la rincorsa, per prender nuovo slancio, per avere più energia.
Sappiamo che anche i primi discepoli hanno abbandonato il percorso che Gesù aveva loro indicato con la sua parola e la sua stessa vita. Quando la croce si fa visibile c’è chi tradisce, chi rinnega, chi fugge… Uno solo, con Maria, rimane fino alla fine, sul Calvario. Ma poi c’è un ritrovarsi, una riflessione, la stessa luce e forza dello Spirito del Cristo risorto che fa tornare sul sentiero lasciato per paura, vigliaccheria, interesse. Si riprende la sequela, senza arroganza, ma con tanta umiltà, decisione, amore. L’Amore supera ogni peccato, diventa tenace anche se l’esperienza della propria debolezza lascia un segno, che si trasforma in affidamento. E’ il caso di Pietro, a cui viene chiesto, da Gesù stesso, la dichiarazione di un Amore senza limiti. “Mi ami tu, Pietro?”. “Sì, Signore, io ti amo”. “Mi ami tu?”. “Sì, Signore, tu sai che io ti amo”. “Mi ami tu?”. Alla terza volta Pietro trema: ricorda il suo rinnegamento.
Gli viene il dubbio, guarda nel suo cuore e lo vede traboccante di amore per il suo Maestro: “Signore, tu sai tutto (ecco l’affidamento) tu sai che io ti amo”. Ecco la decisione: non si volgerà più in dietro.
Attraverso i secoli, e ancor oggi, tante persone lo seguono. Un esempio per tutti. Un giovane argentino, Jorge Mario Bergoglio, con i suoi amici, decide di andare ad una festa. Passando davanti ad una chiesa, sente in cuor suo di voler entrare e dice agli amici di andare avanti che lui li avrebbe raggiunti più tardi. In chiesa, un sacerdote sembra aspettarlo ed egli sente il bisogno di confessarsi. In quella confessione una luce interiore si fa strada in lui e decide di farsi prete. Torna in strada, ma non raggiungerà i suoi amici, non andrà alla festa: va a casa e annuncia alla famiglia la sua decisione. Sarà prete, poi religioso gesuita. Quanto cammino di fede da quel momento! Quante difficoltà incontrate, elaborate, superate, ma quanto amore è cresciuto nel suo cuore per il suo Maestro e Signore; quanto amore per tutti in particolare per chi ha più bisogno! Sì, perché più cresce l’intesa con il Signore e più aumenta la capacità di amare gli altri, portando pazienza, accettando anche offese, dicerie e ipocrisie, proprio come è avvenuto per Gesù. Quanti tranelli ipocriti gli hanno teso gli Scribi e i Farisei! Quanta voglia di “farlo fuori” albergava in tanti cuori invidiosi e mediocri!
Jorge Mario, come Gesù e insieme a Lui, persevera, va avanti… finchè anche noi abbiamo potuto conoscerlo con il nome di Francesco e subito abbiamo capito che tra lui, che si dichiara peccatore, e Gesù vi è un legame di amore, talmente forte che qualsiasi morte non lo potrà separare.
Ora è in mezzo a noi, è colui che “conferma” la nostra fede, talvolta traballante, e la chiamata a seguire Gesù, intessendo una relazione con la sua Persona. Ora ci incoraggia, quale Padre amoroso, dicendoci:
 
"Guardiamo a noi, cari fratelli e sorelle consacrati. Tutto è cominciato dall'incontro col Signore. Da un incontro e da una chiamata è nato il cammino di consacrazione. Bisogna farne memoria….”
 
E ancora:
 
"Per favore, lasciatevi consolare dal Signore! Lasciatevi consolare dal Signore! L’unica consolazione viene da Lui. Guai a noi se cerchiamo un’altra consolazione! Guai ai preti, ai sacerdoti, ai religiosi, alle suore, alle novizie, ai consacrati quando cercano consolazione lontano dal Signore! …  sappiate bene: se voi cercate consolazione altrove, non sarete felici! Di più: non potrai consolare nessuno, perché il tuo cuore non è stato aperto alla consolazione del Signore. E finirai, come dice il grande Elia al popolo di Israele, “zoppicando con le due gambe"».
 
In questo momento di crisi, in questo momento di esodo dalla vita consacrata, ancora Papa Francesco ci avverte ad essere attenti per non cadere in una brutta tentazione, la tentazione della sopravvivenza,
 
che toglie forza ai nostri carismi perché ci porta ad addomesticarli, a renderli “a portata di mano” privandoli di quella forza creativa che essi inaugurarono… La tentazione della sopravvivenza ci fa dimenticare la grazia, ci rende professionisti del sacro ma non padri, madri o fratelli della speranza che siamo stati chiamati a profetizzare. Questo clima di sopravvivenza inaridisce il cuore dei nostri anziani privandoli della capacità di sognare e, in tal modo, sterilizza la profezia che i più giovani sono chiamati ad annunciare e realizzare. In poche parole, la tentazione della sopravvivenza trasforma in pericolo, in minaccia, in tragedia ciò che il Signore ci presenta come un’opportunità per la missione».
 
“Signore, se vuoi, puoi purificarmi!”
 
sr.M.Fernanda Verzè

Istituto Campostrini

045/8670611

045/8670640