Sul canovaccio l’autunno
prende forma e nuance
nell’enfasi delle foglie,
che leggere toccano terra.
Fragili vite,
come degli umani,
che divengono
sostanza per rinascere.
Sibilano le foglie;
il fascino della conoscenza del loro viaggio
ormai al termine,
a quei corpi in letargo
le voci dei quali
intonano
il gloria della vita senza tempo.
Reminiscenze di essi
si fanno spazi sui viali variopinti dei cimiteri,
nel Requiem delle campane,
negli animi dove effigiano i loro volti,
in sentimenti e pensieri
di chi ancora abita la terra
e cerca consolazione.
Espressioni di luce, essi,
di grazia, di affetto,
intrecci invisibili,
che si uniscono in un’unica orbita: l’eternità.
Memorie calde, famigliari,
che colorano di speranza tramonti della quotidianità,
che vivono pure in assenza d’essere,
in costellazioni di espressioni
sgravando anime gravate di dolore,
e dimenticate sulle rive della solitudine.
Sr. Elena Heru