La presente riflessione riguarda un elemento essenziale della nostra vita. Si tratta di quel desiderio profondo che esiste in ogni persona che anela ad arricchire la propria interiorità con coerenza, conoscenza della Parola e miglioramento nelle relazioni e nella sincerità. Quel desiderio profondo, in una parola, si chiama “ricerca”, ricerca continua perché il cuore è sempre inquieto finché non riposa in Dio, ricerca tipicamente umana, essendo noi “esseri” in divenire, mai compiuti, mai “arrivati”. Se così non fosse, ossia se ci sentissimo perfetti, la preoccupazione sarebbe grande perché potremmo trasformarci in persone prive di vita, senza anima. La ricerca, dunque, appartiene all’essenza dell’uomo, al suo essere proteso verso l’infinito, nonostante essa possa essere orientata anche, purtroppo, verso il male. Tutto è affidato, infatti, alla scelta e alla volontà della persona, creata libera con capacità di scegliere il bene ma anche il male.
Ecco, dunque, la riflessione.
Nel vangelo di Giovanni, 1,38, già meditato, Gesù, vedendo due discepoli che lo seguivano, domandò loro che cosa cercassero; loro chiesero dove abitasse, perché desiderosi di stare con Lui:
“Maestro dove abiti?” - “Venite e vedete”.
Andarono e conobbero il “luogo” dove abitava.
Quel “luogo” era Gesù stesso, la sua persona umana e divina divenuta meta, obiettivo, progetto, modello di quella realizzazione di vita in abbondanza, cui anche i discepoli anelavano.
La ricerca quando è positiva gradualmente determina una somiglianza con chi o con ciò che si cerca.
Se cerchi il Maestro lo osservi, lo scruti attentamente e scorgi la sua coerenza, il tipo di relazione che intrattiene con il Padre, rifletti sul suo comportamento sincero, serio, equilibrato, buono, costruttivo, sia nella comunicazione e nella relazione con i suoi, sia con ogni persona o evento con cui viene a contatto.
Se tu perseveri nel tempo in questa ricerca le tue caratteristiche interiori ed esteriori saranno sempre più simili alle sue. Se cerchi Lui, personalmente e comunitariamente, sarai ogni giorno la prima che si impegna a costruire comunità, attraverso il tuo apporto interiore ed esteriore, sempre e unicamente positivo e in vista del bene comune.
Stranamente, ma purtroppo realmente, la ricerca di grandi valori e di Gesù stesso, può avvenire in modo ipocrita e con il cuore pieno di rabbia o di sentimenti negativi.
Nell’orto del Getsemani, infatti, sempre secondo Giovanni, 18,4, c’è chi cerca Gesù dove solitamente Egli andava a pregare. Coloro che lo cercano, però, non hanno gli stessi sentimenti e motivazioni di coloro che lo cercavano per conoscere la sua abitazione e rimanere con Lui.
No, i secondi, lo cercano per condurlo in tribunale e condannarlo a morte. Lo cercano per eliminarlo dalla loro vita e dalla storia dell’umanità.
Gesù, con la sua coerente e ammirevole sincerità d’animo, assume lo stesso comportamento tenuto di fronte alla ricerca dei suoi primi discepoli. Deciso ad andare oltre l’odio, secondo il suo progetto di vita, chiede con determinazione: “Chi cercate?” e ricevuta la risposta - “Gesù il Nazareno” - pur conoscendo le loro inique intenzioni, Gesù offre la stessa possibilità concessa ai discepoli, indica la sua “abitazione” e porge accoglienza presso di Lui. “SONO IO”, dice con fermezza, proprio come, con altrettanta prontezza, aveva detto ai suoi discepoli “Venite e vedete”.
Agli uni e agli altri indica se stesso come “meta” della ricerca, come “luogo” dove abitare, come pienezza di “Essere”. Egli, infatti, usa il verbo “essere”, - “Sono io” – che è il verbo utilizzato da Dio stesso per svelare agli uomini il suo Nome: “IO SONO”, sono Colui che è, il sempre Presente, l’Essere che rende ogni “essere” se stesso, Colui in cui è possibile abitare, il Rifugio, la Casa della nostra casa, la Comunità della nostra comunità.
Egli è!
Ed è per tutti, anche per i malvagi, per gli ipocriti, per chi finge, con parole seducenti, di cercarlo con tutto il cuore, mentre è alla ricerca di soddisfazione della propria ambizione, del proprio individualismo ed egocentrismo, del bisogno di apparire e di avere potere su qualcuno o su qualcosa per dominare e controllare.
La ricerca del Maestro, dunque, possiede vari livelli.
C’è chi cerca il Maestro con sincerità, con desiderio di stare con Lui perché ha capito che ciò dà significato alla propria esistenza, perché ha compreso che, attuando la medesima coerenza e la stessa responsabilità della propria vita e del luogo in cui si abita, realizza se stesso attraverso l’avvicinamento a “IO SONO”, all’Essere in pienezza.
C’è chi lo cerca fingendo che sia per amore; chi si accosta a Lui forse per adorarlo, che vuol dire baciarlo, ma il suo bacio esprime interesse personale e non reciprocità. Gesù si accorge e ancora mantiene l’offerta alla possibilità di riflettere sulle proprie azioni prima che sia troppo tardi. E’ il caso di coloro che lo cercavano nell’Orto. Egli RIMANE anche per loro, come “Essere” da cui attingere possibilità di vita.
E c’è, fortunatamente, chi lo cerca con tale amore da non temere difficoltà, da non aver paura di affrontare disagi o impedimenti. E’ la ricerca di Maria presso il sepolcro vuoto. Questa donna “stava” presso il Signore Gesù, “abitava” con Lui e il suo posto era ai suoi piedi. La sua sintonia di vita con il Maestro era sperimentata, assimilata, stabile e in continua crescita. Non poteva più perdere “l’amato del suo cuore”, Colui che aveva cercato per tutta la vita e che l’aveva trasformata.
Accanto al sepolcro vuoto non si dà pace, cerca il Maestro con apprensione e amore. Le basta udire pronunciare il suo nome e subito lo riconosce, gli va incontro e si getta ai suoi piedi: il suo posto. Ma Gesù non lo permette più: ora la ricerca e l’abitazione sono cambiate perché la sua situazione è mutata. Con la risurrezione é cessata la fisicità e la visibilità ma lo “stare”, l’abitare con Lui è sempre possibile e rimane immutato, anche se la modalità è diversa. La ricerca è interiorizzata, ma non meno attiva, l’abitare con Lui è una realtà costante e dinamica perché mira ad apprendere il suo sentire, il suo comportamento, la sua preghiera, la sua coerenza fino alla fine.
Ogni tanto ripeti anche a me, Signore, “Chi cerchi?” e io ti risponderò schiettamente: “Gesù il Nazareno”. Tu allora mi dirai “Sono io”.
Io ripeterò: “Voglio abitare con te, so che non posso neppure toccare la tua veste, ma posso guardarti negli occhi, negli occhi dell’anima e in essi specchiarmi per indirizzare il mio sguardo dove è rivolto il tuo”.
sr.M.Fernanda Verzè - superiora generale